La febbre è uno dei sintomi più temuti dagli italiani nel periodo della stagione influenzale, che ogni inverno mette KO milioni di persone, costrette per giorni a letto in preda a forte malessere. È un sintomo che conosciamo bene sulla nostra pelle, ma di cui forse non sappiamo tutto. Ad esempio, a cosa serve la febbre, quando va curata e quando si può considerare pericolosa?
La febbre è l’alterazione della temperatura corporea che può verificarsi a seguito di un’infezione virale o batterica. Si parla di febbre quando la temperatura corporea aumenta sopra i valori di media, quindi oltre i 37,8° centigradi. La febbre non è una malattia, ma è un sintomo legato ad una reazione dell’organismo ad un attacco infettivo. La febbre, infatti, rappresenta una delle difese naturali dell’organismo contro i virus, che non possono sopravvivere a temperatura elevata. Inoltre, i meccanismi di difesa dell’organismo sembrano funzionare in maniera più efficiente a temperatura più elevata.
La temperatura corporea varia durante il corso della giornata, ma è quando supera la soglia di normalità che parliamo di febbre. Come detto la febbre è una risposta ad un attacco infettivo, ma questi attacchi possono avere origini diverse. La causa più comune è sicuramente l'influenza, che colpisce ogni inverno milioni di italiani. Il virus solitamente infetta le alte vie respiratorie e da lì si propaga.Quando un attacco di questo tipo viene rilevato, il nostro cervello e nello specifico l’ipotalamo, l’organo predisposto a monitorare la temperatura corporea, innalza la temperatura corporea per predisporre il primo contrattacco agli agenti patogeni.
La febbre non è un processo immediato ma si divide in diverse fasi, alle quali si associano sintomi leggermente diversi. Infatti, da quando il cervello si mette in moto a quando la temperatura si alza, c’è una prima fase in cui l’ipotalamo agisce con un’azione vasocostrittrice che provoca la sensazione di brividi.
Quando la temperatura si alza abbiamo la vera e propria fase febbrile, a cui sono associati altri sintomi come mal di testa, dolori muscolari e in generale un grande malessere.
Quando il processo di guarigione è nella sua fase finale, la febbre cala, spesso in maniera drastica dopo che l'organismo ha attivato metodi per il suo abbassamento come una profusa sudorazione.
Una lieve febbre non va necessariamente contrastata, ma quando la febbre si alza verso i 38° è consigliato assumere dei medicinali per controllare la temperatura corporea. I medicinali da banco più usati per controllare la febbre sono quelli con azione antipiretica, antinfiammatoria a analgesica. I principi attivi utilizzati sono solitamente paracetamolo e ibuprofene.
La febbre è una risposta di difesa del nostro organismo, attuato dall’ipotalamo, per combattere un’infezione.
Si parla di febbre quando la temperatura si alza sopra il livello medio naturale, quindi al superamento dei 37,8° centigradi.
La fase acuta della febbre dura dai 2-4 giorni, ma una sua completa remissione potrebbe arrivare dopo 4-5 giorni.
Ancora oggi il metodo ideale per misurare la febbre rimane quello rettale, soprattutto perché la misurazione non viene inficiata dalla temperatura ambientale. Una valida alternativa è quella sublinguale, dove la variazione di errore è inferiore anche a quella rettale, ma la temperatura può essere inficiata dalla respirazione e dalla assunzione di bevande. La classica, e quella più usata in ambito domestico, resta quella ascellare, ma anche quella meno precisa perché molto soggetta alle condizioni ambientali.
La febbre tende a salire durante il corso della giornata e abbassarsi la mattina in modo naturale, ma quando la temperatura corporea ha grandi e ripetute oscillazioni si parla di febbre intermittente. Non è una condizione molto comune nella febbre influenzale e potrebbe essere un sintomo di una malattia più grave.
La temperatura basale oscilla normalmente nel corso della giornata, e questa tendenza rimane invariata anche durante gli stati febbrili. Ecco spiegato perché la sera sentiamo la febbre più alta rispetto alla mattina.
A seconda di come la temperatura è registrata, viene classificata in maniera diversa. Quando la temperatura raggiunge e supera i 39,5° centigradi si parla di iperpiressia, che è considerata una condizione febbrile pericolosa.
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